PMI TRA CRISI FINANZIARIA E INVESTIMENTI

Gli effetti del 2020 hanno avuto un forte impatto sulle PMI. Il rating di oltre la metà di piccole e medie imprese rischia un forte declassamento con un incremento dei titoli junk, rischiando il default. Nonostante interventi di sostegno pubblici, gli effetti del Covid hanno frenato lo sviluppo che le aziende stavano lentamente mostrando negli ultimi cinque anni.

Se tra il 2016 e il 2019 possono essere riscontrati miglioramenti qualitativi e quantitativi con un leverage entro i livelli di sicurezza, un indebitamento finanziario a 0,72 e un current ratio in crescita. Dopo quanto accaduto nel 2020 il rating mediano delle PMI italiane passa dalla classe «BB» a quella «CCC» con un valore totale del 55% in opposizione al 10% del 2019. Contestualmente diminuiscono le procedure concorsuali dovute alla riduzione delle procedure esecutive.

Per risalire da questa situazione molti sperano nel Recovery Fund. L’80% delle aziende intervistate secondo il Forum per la Finanza sostenibile, ha dichiarato che è importante considerare la sostenibilità come scelta strategica, secondo altri l’investimento sulla digitalizzazione può essere un punto di svolta che permetterà di colmare il gap digitale delle PMI. Infatti, circa 46 miliardi di euro del Recovery Fund su 220 saranno destinati ad innovazione, ricerca e digitalizzazione. Quest’ultima ha subito una forte accelerazione insieme all’utilizzo dei servizi cloud correlata dalla necessità di risorse qualificate in grado di portare avanti tale trasformazione.

In attesa degli aiuti europei i settori come la ristorazione restano i più vulnerabili in termini finanziari e i più esposti all’infiltrarsi della criminalità e riciclaggio di denaro. La speranza per le PMI rimane quella di evolvere il proprio modello di business e attrarre finanziamenti.

Fonti: Il Sole 24 Ore, La Stampa, Cerved know 

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